Per chi è nato e cresciuto ad Alessandria non è difficile portare nel cuore un marchio storico come Borsalino, la fabbrica di cappelli fondata dall'omonimo Giovanni e resa grande dal figlio Teresio. Molti alessandrini ricordano ancora con una certa malinconia l'abbattimento, nel 1987, della ciminiera dello stabilimento, divenuta simbolo in tutto il mondo. Ai più giovani, come me, non saranno stati risparmiati i racconti dei nonni, allora ascoltati con un po' di noia, oggi invece gelosamente custoditi tra i ricordi più cari di famiglia. Perché nei primi anni del '900 era difficile non avere un padre, uno zio, una cugina che non lavorasse alla Borsalino.
Il benefattore Teresio
Teresio, il “padrone”, come lo chiamava mia nonna, fu un imprenditore illuminato, che introdusse servizi per gli operai davvero all'avanguardia per quel tempo: dall'assistenza medica in fabbrica a speciali agevolazioni in favore della maternità e dell'allattamento. Creò una Fondazione a ricordo del padre per la concessione di premi agli operai pensionati e fu un grande benefattore per la città di Alessandria. A lui dobbiamo la creazione del sanatorio Vittorio Emanuele III dotato delle più moderne attrezzature per le cure medico-chirurgiche e per il soggiorno dei malati, l'attuale Centro Riabilitativo Borsalino. Donò alla città l'acquedotto "Giuseppe Borsalino"; finanziò la sistemazione e il rifacimento delle fognature della città; contribuì con somme cospicue di denaro ad ampliare l'attività benefica della Divina Provvidenza, l'istituzione fondata da Madre Michel per l'assistenza a donne anziane, inabili o minorate; costruì una Casa di riposo per persone anziane. Oggi la generosità di Teresio Borsalino continua a vivere in tutte le opere che egli stesso realizzò o contribuì a realizzare.
Alessandria alla conquista di Hollywood
Accanto alle qualità umane e solidaristiche di Borsalino, non possono essere ignorate quelle imprenditoriali. Grazie alla sua competenza, la fabbrica alessandrina raggiunse un successo mondiale: nel 1939 Borsalino era la maggiore tra le produttrici italiane di cappelli di feltro di pelo.
Personaggi celebri quali Federico Fellini e François Mitterrand iniziano a indossare abitualmente i cappelli Borsalino e da lì ad Hollywood il passo è breve. Il 'Borsalino' diventa uno status simbol di quegli anni e viene indossato sul set da attori del calibro di Humphrey Bogart (in Casablanca - foto), Harrison Ford (nella parte di Indiana Jones), Dan Aykroyd e John Belushi (Blues Brothers). Nel caso di film di azione o avventura serviva a coprire sufficientemente il volto per consentire alle controfigure di effettuare le peripezie più pericolose con più facilità. Il Borsalino, inoltre, è uno dei cappelli preferiti della stella del pop Michael Jackson e compare in molte sue esibizioni degli anni '80 e '90.
Salviamo il Museo Borsalino!
La memoria dell'immenso patrimonio culturale ed economico rappresentato dalla Borsalino è stata affidata negli ultimi anni al Museo del Cappello Borsalino aperto ad Alessandria, in via Cavour 84, dove un tempo sorgeva la fabbrica. Ora, però, questo spazio rischia di andare perduto: le sale, infatti, verranno presto sgombrate per fare posto a nuove aule dell’università Avogadro, che occupa il palazzo. L'idea è di spostare tutto al piano terra, sfruttando la vecchia entrata dei dipendenti Borsalino e il grande spazio, ora quasi inutilizzato. Ma occorrono soldi, circa 800 mila euro.
Per accendere i riflettori su questa necessità il FAI di Alessandria, Fondo Ambientale Italiano, ha partecipato al concorso I luoghi del cuore del Fai nazionale. Nei mesi scorsi ha promosso una grande raccolta firme, terminata in settimana, in favore del Museo Borsalino, sperando di bissare il successo del 2012 quando il luogo da salvare era la Cittadella e l'obiettivo era stato raggiunto con la raccolta di 53 mila firme.
Le firme raccolte per il Museo sono state consegnate a Milano nei giorni scorsi. Ora inizieranno i conteggi ufficiali e i risultati si conosceranno nei primi mesi del 2015.
La speranza della delegazione alessandrina del Fai è di piazzarsi tra i primi posti della classifica nazionale, in modo da attirare l'attenzione di sponsor e aziende che potrebbero dare un fattivo contributo per la ricollocazione del Museo.
Noi abbiamo firmato. Ora incrociamo le dita!
di Elena Rossi